CALCIO E RAZZISMO
Verona nega tutto, Giugliano ci mette la faccia

Che il calcio italiano fosse dominato dal razzismo, lo sapevamo da tempo. Cosa peggiore, però, è continuare a constatare come lo stesso continui a nascondere la polvere sotto al tappeto, fornendo puntualmente una colpevole e omertosa spalla ai deficienti e violenti di turno.
A Verona, sponda Hellas, il messaggio continua ad essere poco chiaro o ad arrivare con qualche fruscio di troppo visto che, ai ripetuti comportamenti di discriminazione razziale di parte della tifoseria, fa prontamente seguito l’arzigogolata e aberrante difesa della dirigenza del club scaligero e dei suoi tesserati.
Il messaggio di ridimensionamento è sempre lo stesso: siamo noi che equivochiamo, generalizziamo e sentiamo cori che non ci sono. Chissà se ci siamo sognati anche le svastiche naziste “ironicamente” esposte nella calda e immacolata curva veronese.
Se a Verona vige il negazionismo più assoluto, altrove c’è chi riconosce l’esistenza del problema e sceglie di affrontarlo in prima persona.
Di metterci la faccia.
È accaduto ieri pomeriggio a Mugnano, nel napoletano, durante l’incontro tra i padroni di casa del Giugliano e il Licata, valevole per il campionato di Serie D. Al minuto 22 del secondo tempo, il tecnico della compagnie sicula richiama in panchina l’ivoriano Aboubakar Diaby.
All’atto della sostituzione, un gruppetto di sedicenti tifosi del Giugliano, assiepato alle spalle della panchina del Licata, ha preso ad insultare il malcapitato Diaby. Il calciatore, dopo un breve alterco, ha abbandonato il campo in lacrime, accompagnato negli spogliatoi da alcuni suoi compagni di squadra.
Non finisce qui.
Perché i violenti e gli imbecilli saranno pure tali, ma senza gesti forti e significativi risulterà difficile isolarli per davvero. Così, al termine della partita, i dirigenti del Giugliano si sono recati da Diaby, si sono scusati con lui per l’accaduto e lo hanno invitato a tornare in campo per prendersi l’applauso e la solidarietà della tifoseria di casa e dei presenti al “Vallefuoco” di Mugnano.
Diaby è riapparso sul rettangolo verde insieme al presidente del Giugliano, Gaetano Sestile, e ha raggiunto con lui il settore occupato dai tifosi di casa, che gli hanno tributato un lungo omaggio.
Poteva essere una pagina nera e amara. Si è trasformata in un’occasione di solidarietà, riflessione e azione concreta per ribadire che il razzismo, a noi e a Napoli in particolare, ci fa schifo assai e che a nascondersi dovranno essere sempre e soltanto loro.
I razzisti.
Antonio Guarino
Laureato in Economia, in esilio a Milano. Classe 1990, venuto al mondo diciassette giorni prima del secondo Scudetto del Napoli. Tifoso appassionato e passionale degli Azzurri da quando a 5 anni, allettato per la varicella, mio padre e mia madre ben pensarono di farmi trascorrere quella convalescenza in compagnia delle videocassette di Maradona raccontate da Salvatore Biazzo, Luigi Necco e Italo Kuhne. Nella grande famiglia di Identità Insorgenti dal 2015, per cui scrivo e racconto le emozioni a tutto tondo del mondo calcistico partenopeo.