EDIZIONE LIMITATA
Langella ripubblica gli Altarini della Serao con le foto di Sergio Siano

La superstizione di Napoli, città semipagana per eccellenza, la raccontò in maniera meravigliosa Matilde Serao nel “Ventre di Napoli” nel capitolo “Gli altarini”.
Quello della Serao non è solo un racconto sui particolari elementi di arredo urbano, presenti a Napoli già dalla seconda metà del XVI secolo, che sono ormai diventati parte integrante del tessuto abitativo, soprattutto dell’area di fondazione greco-romana: è, invece, quello del “Ventre” un racconto di abitudini e riti tutti partenopei. Come quando, in occasione di peste o eruzioni, il nostro popolo, la pasoliniana “ultima tribù plebea”, innalzava santi e simboli trasformando la città in un formicaio di icone in movimento, le processioni s’incontravano per le strade, si mescolavano: era tutto un mistero medioevale e meridionale, scrive donna Matilde.
L’elenco della Serao nel capitolo è una sorta di “catalogo” dei tempi. Catalogo che oggi viene “aggiornato” con le immagini firmate Sergio Siano, fotografo di incredibile sensibilità e autodidatta dell’identità, che da sempre racconta la città, il suo spirito e la sua identità con le sue foto.
Credete che al napoletano basti la Madonna del Carmine? Io ho contati duecentocinquanta appellativi della Vergine: e non sono tutti. Quattro o cinque tengono il primato. Quando una napoletana è ammalata o corre un grave pericolo, grave pericolo corre uno dei suoi, si vota a una di queste madonne. Dopo scioglie il voto, portandone il vestito, un abito nuovo, benedetto in chiesa, che non si deve smettere se non quando è logoro. Per l’Addolorata il vestito è nero coi nastri bianchi; per la Madonna del Carmine, è color pulce coi nastri bianchi; per la Immacolata Concezione, bianco coi nastri azzurri; per la Madonna della Salette, bianco coi nastri rosa. Quando non hanno i danari per farsi il vestito, si fanno il grembiule: quando mancano di sciogliere il voto, aspettano delle sventure in casa.
E non importa quanti di questi riti sono sopravvissuti: la superstizione di Napoli è declinata nel tempo, nel cinema (basti pensare a Troisi o De Crescenzo) o nella letteratura. Quel che ne resta è ancora oggetto di narrazioni vive, come i tanti giri tra la città pagana e sacra organizzati dai tour operator nel ventre della città di oggi.
Gli altarini diventano da oggi anche un’edizione pregiata, stampata in numero limitato, grazie alla Langella edizioni. Uscirà giovedì 24, in un’edizione su carta di Amalfi, rilegata con filo artigianale. Saranno soltanto cento le copie disponibili, tutte numerate. Ad impreziosire ogni copia, una foto firmata (ognuna diversa dalle altre) di Siano.
I libricini (prezzo 20 euro) sono custoditi in preziosi cofanetti e stampati dalla storica tipografia Mirate. Un piccolo tesoro per appassionati e bibliofili, che rientra nella collana “Carte e Cartuscelle”.
La versione scelta per “Gli altarini” è quella tratta dall’edizione Perrella del 1906 de “Il Ventre di Napoli” (con qualche pezzo all’interno tratto invece dall’edizione Treves del 1884).
La presentazione ufficiale è prevista oggi venerdì 18 alle 19.30 al caffè e bistrot letterario di piazza Dante “Il tempo del vino e delle rose”. Parteciperanno l’editore Pasquale Langella, con lo stesso Siano ed il giornalista Pietro Treccagnoli.
Esagerate venti volte quello che vi ho detto: forse non sarete nel vero. Questo guazzabuglio di fede e di errore, di misticismo e di sensualità, questo culto esterno così pagano, questa idolatria, vi spaventano? Vi dolete di queste cose, degne dei selvaggi? E chi ha fatto nulla per la coscienza del popolo napoletano? Quali ammaestramenti, quali parole, quali esempi si è pensato di dare a questa gente così espansiva, così facile a conquidere, così naturalmente entusiasta? In verità, dalla miseria profonda della sua vita reale, essa non ha avuto altro conforto che nelle illusioni della propria fantasia: e altro rifugio che in Dio.

Giornalista professionista. Ha iniziato la sua carriera a 20 anni, a Napoli, dove si è occupata di cultura e spettacoli per il Giornale di Napoli e il Tempo per poi emigrare a Roma, dove ha vissuto per quasi due decenni, lavorando nella carta stampata, in tv e sul web, con editori di tutte le aree politiche (da Mediaset alla web-tv di area pd, Sherpa-Tv). Negli ultimi anni capitolini ha ricoperto ruoli di capo ufficio stampa in diverse istituzioni (ministeri e parlamento). Ma nel 2014 è tornata a Napoli definitivamente: qui ha fondato l’associazione Identità Insorgenti con un gruppo di amici e colleghi storici, che editano questo giornale, per offrire un’altra narrazione del Sud.