GHANA
Il presidente panafricanista che ha sfidato l’Occidente

In un continente invalidato da politiche economiche occidentali c’è un paese, il Ghana, letteralmente circondato dai Paesi della Françafrique, che sta facendo registrare una crescita imponente con numeri da Rivoluzione Industriale. La chiave di questo “inaspettato” sviluppo è da ricercare nella tenacia del Presidente ghanese Nana Akufo-Addo.
Ex avvocato settantanovenne, Nana Akufo-Addo, figlio di uno dei padri della nazione (Edward Akufo-Addo fu presidente dall’agosto del 1970 al gennaio del 1972) è stato eletto Presidente nel settembre 2017 dopo aver sfiorato l’elezione già due volte nel 2008 e nel 2012.
Convinto sostenitore del panafricanismo e delle potenzialità non solo del suo paese ma di tutto il continente africano ha chiarito le sue idee di indipendenza economica sin da subito con i “partner” Occidentali.
Il discorso del Presidente a Macròn
In uno dei primi discorsi pronunciati ad Accra, nell’ambito di una visita ufficiale del Presidente francese Emmanuel Macron, il leader ghanese ha gettato le basi per una nuova era nei rapporti con l’Occidente:
le fortune dell’Africa sembrano ancora strettamente allineate al sostegno allo sviluppo e agli aiuti finanziari
“L’idea che i paesi africani siano stati a lungo indipendenti e liberi di perseguire i propri destini sembra ovvia ai giovani africani in tutto il continente. Tuttavia, la realtà quotidiana spesso sembra lontana da ciò. Circa 50 o 60 anni dopo l’indipendenza di molti paesi, le fortune dell’Africa sembrano ancora strettamente allineate al sostegno allo sviluppo e agli aiuti finanziari di ex governanti coloniali, Stati Uniti, Unione Europea o istituzioni multilaterali come la Banca Mondiale e il FMI”. Parole che hanno lasciato impietrito il capo dell’Eliseo che probabilmente ambiva a ben altra accoglienza.
Una mentalità totalmente distante da quella elemosinista ormai radicata sia in Europa che negli stessi paesi africani che ormai si adagiano sui cosiddetti “aiuti” considerandoli parte del bilancio. Secondo l’OCSE i paesi dell’Africa sub-sahariana ricevono il 25% dell’assistenza ufficiale globale allo sviluppo.
Il presidente ghanese ha poi continuato parlando a tutta l’Africa: “Il continente africano guardando le sue risorse, dovrebbe dare denaro ad altri non riceverlo… Dobbiamo avere una mentalità che dice che possiamo farlo… e una volta che abbiamo quella vedremo che c’è un fattore liberatorio per noi stessi”.
Probabilmente uno dei messaggi più forti mai pronunciati da un leader africano in un discorso ufficiale ad un “partner” occidentale.
Dalle parole ai fatti
Le parole pronunciate nel 2017 hanno avuto la chiara intenzioni di preannunciare un tipo di sviluppo virtuoso che passasse principalmente attraverso tre capisaldi: ristrutturazione del debito, sviluppo industriale nazionale e uscita dal programma di aiuti del Fondo Monetario Internazionale (FMI) entro il 2019.
Il paese nel 2015 ha infatti stipulato un accordo triennale (poi rinnovato nel 2018 per un altro anno) con il FMI per un prestito di 925,9 milioni di dollari, denaro che è servito per agevolare la crescita interna, proteggere la spesa e diminuire l’inflazione.
Gli aiuti dell’FMI unitamente ad una democratizzazione del paese e ad massiccio programma di riforme voluto dal governo hanno portato ad una crescita che si attesta intorno al 7,6% frenata però da un inflazione che viaggia intorno all’8% (dati Fmi 2018).
Numeri ottimistici che hanno convinto il Presidente ghanese a non estendere il programma del credito, dopo aver saldato l’ultima rata lo scorso 2 aprile, e a puntare invece sulla diversificazione e il rafforzamento dell’economia al fine di dipendere sempre meno dalle esportazioni (cacao, petrolio e oro su tutte).
Esami superati dunque, fanno sapere dal Fmi, dove la direttrice Christine Lagarde ha affermato, nella sua ultima visita ad Accra: “Non c’è bisogno di un programma di aiuti in Ghana. Penso che se il presidente, il ministro delle Finanze e tutti i membri del governo rimangono risoluti nei loro piani economici, il Ghana ha tutto ciò che serve per andare avanti senza l’Fmi”.
Per avere liquidità il governo ha previsto l’emissione di prestiti obbligazionari per oltre 2 miliardi di dollari oltre a un piano di investimento di 2,5 miliardi che mira appunto allo sviluppo dell’industria e alla riduzione della disoccupazione giovanile. Secondo la legge di bilancio 2019, il tasso di crescita sarà confermato al 7,6%, mentre il deficit si attesterà al 4,2%.
Il ritorno della diaspora Africana
Il progetto di Nana Akufo-Addo è molto più ampio e non si ferma al taglio del cordone con “Mamma Occidente”. Il presidente ghanese ha avviato una sensibilizzazione per il ritorno in patria della diaspora non solo europea ma anche nordamericana, spingendosi oltre rispetto a qualsiasi rosea previsione auspicando ad un ritorno non solo degli emigrati ma anche dei discendenti africani.
Dobbiamo allontanarci dall’idea che c’è qualche Babbo Natale che verrà e svilupperà il nostro Continente per noi
In un discorso a 400 rappresentanti della diaspora africana in Francia riuniti all’Eliseo a Parigi il leader africano ha dichiarato: “Dobbiamo allontanarci dall’idea che c’è qualche Babbo Natale che verrà e svilupperà il nostro Continente per noi. Non c’è Babbo Natale, ci siamo solo noi…” – poi, rivolgendosi direttamente a Macron – “Quindi, Signor presidente, stiamo dicendo che è giunto il momento di prendere il destino nelle nostre mani”.
Chiudendo con un auspicio che ha più l’aria di un messaggio di intesa ai nuovi partner cinesi: “La diaspora potrebbe svolgere un ruolo chiave per il continente come fatto in Cina, la cui trasformazione nel centro manifatturiero mondiale è stata guidata in gran parte da grandi livelli di investimento da parte della sua comunità d’oltremare” – aggiungendo poi la sua ricetta per la crescita del continente: “Una volta trovati i mezzi per dare competenze alla popolazione allora staremo mettendo l’Africa sulla strada di una crescita forte, molto forte”.
Tra poco più di un anno in Ghana si torna al voto ed è probabile che Akufo-Addo nonostante i suoi 80 anni tornerà tra i candidati per concludere il suo grande progetto economico e sociale.
Antonino Del Giudice
Nato a Napoli nel 1983 si laurea in Economia Aziendale presso la Federico II e lavora come consulente informatico da 8 anni.
Appassionato di viaggi nei Sud del mondo, riesce a girare on the road molti paesi dall’Asia al Centro e Sud America, con qualche parentesi in Africa, appassionandosi sempre di più a quella che è diventata negli anni la sua questione meridionale.
L’amore per i viaggi e l’interesse per gli ultimi le matura grazie ai libri di Tiziano Terzani, da cui apprende quello che poi è diventato il suo mantra “Il viaggio non è la meta ma la strada che percorri per raggiungerla” che lo scrittore pronunciò per enfatizzare l’autenticità e l’importanza di viaggiare via terra.
Napoletano purosangue apprende dal padre la passione per la città di Napoli e per la musica di Pino Daniele grazie al quale impara a conoscere tutti i segreti della sua amata città, in chiave blues.
Inizia la sua collaborazione con Identità Insorgenti nel 2019 con l’obiettivo di riuscire a raccontare tutti i suoi Sud.