LA MANIFESTAZIONE
La protesta dei lavoratori dello spettacolo a piazza del Plebiscito

Tornano in piazza le realtà sociali di Napoli, che ieri pomeriggio si sono date appuntamento a Piazza Plebiscito, sotto la prefettura. Alla manifestazione, chiamata dai lavoratori dello spettacolo, hanno partecipato anche disoccupati, studenti e insegnanti, le realtà più precarie della città.
Ma la manifestazione non è cominciata a Piazza Plebiscito. Infatti nel primo pomeriggio i disoccupati organizzati del Movimento 7 Novembre hanno sfilato in corteo per la strade della città, mentre i lavoratori dello spettacolo si sono disposti in presidio alla Galleria Umberto I. Portavano dei cartelloni, che insieme componevano una scritta: “La cultura deve avere la stessa evidenza della fame”. Una frase simbolica ma reale, immagine di un contesto dove il consumo compulsivo è più importante della cultura.
I simboli di un sistema morto dati alle fiamme
Poi la rabbia giunge a Piazza Plebiscito. Dopo numerosi interventi delle realtà precarie napoletane, i manifestanti hanno dato fuoco a delle sagome di cartone. Rappresentavano i ministri Gualtieri, Franceschini e Catalfo, portatori rispettivamente di disoccupazione, precarietà e lavoro nero. Agghindati a re e regine, con le lucine di Natale. E tra le centinaia di persone in piazza, si fa spazio un uomo vestito di rosso, con uno stendardo romano: è Nerone. L’imperatore famoso per aver provocato l’incendio di Roma, la capitale dell’impero.
“Noi veniamo da un sistema che è in crisi da molto prima.” al microfono si scandisce la voce di Luca Iervolino, portavoce dei lavoratori dello spettacolo: “Abbiamo qui delle foto simboliche che rappresentano il vecchio sistema: teatri, contratti nazionali, scritture private. Questo rappresenta il nostro vecchio sistema, quello basato sul profitto, quello basato sulla mancanza di diritti. Soprattutto sulla mancanza di un diritto fondamentale, quello alla sopravvivenza. Il Covid ha fatto un lavoro grandissimo, ha scoperchiato tutte le apparenze e ha lasciato solo le contraddizioni. Questo sistema ormai è moribondo, vale per il nostri sistema teatrale come per tutto il sistema del lavoro.”
E continua: “È un sistema morto! Non vogliamo spendere energie per tentare di resuscitarlo, vogliamo l’eutanasia per questo sistema di merda basato sul profitto e sullo sfruttamento. Ecco perché abbiamo deciso di dare fuoco a questi simboli di un vecchio sistema fondato sull’ingiustizia e sulla prevaricazione. Nuje ‘o vulimmo appiccià! Non vogliamo che rinasca, non lo vogliamo salvare. Vogliamo passare a un sistema migliore, più dignitoso per tutte e tutti!”
Ciro Giso
19 anni. Comunista. Partenopeo. Ho a cuore le lotte degli studenti e dei lavoratori. Rappresentante al Liceo scientifico Vincenzo Cuoco. Sono appassionato di scrittura, soprattutto di poesia. Il mio obiettivo è quello di diventare giornalista per dare voce a tutti i sud del mondo. Per questi motivi mi sono seduto comodo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati.