LA NOMINA DI BERGOGLIO
Mimmo Battaglia nuovo capo della Chiesa di Napoli al posto di Sepe: un prete di strada che potrà portare a una svolta

Nato a Satriano (CZ), arcidiocesi di Catanzaro – Squillace, il 20 gennaio 1963; ordinato presbitero il 6 febbraio 1988; eletto alla sede vescovile di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti il 24 giugno 2016; ordinato vescovo il 3 settembre 2016. Questa la brevissima biografia di Domenico Battaglia, sull’annuario della Chiesa Cattolica.
Ma il profilo del successore di Crescenzio Sepe, voluto fortemente da papa Bergoglio per guidare la Chiesa di Napoli, è molto più variegato. Durante la sua attività pastorale nell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace si è interessato ai più deboli e agli emarginati tanto da essere chiamato “prete di strada”. Ha guidato il Centro calabrese di Solidarietà, comunità dedita al trattamento e al recupero delle persone affette da tossicodipendenze, ed è stato vicepresidente della Fondazione Betania di Catanzaro, opera diocesana di assistenza-carità. È stato rettore del seminario liceale di Catanzaro e membro della Commissione diocesana “Giustizia e Pace”, amministratore parrocchiale a Sant’Elia, parroco della Madonna del Carmine a Catanzaro, direttore dell’Ufficio diocesano per la “Cooperazione missionaria tra le Chiese”, parroco a Satriano. È stato anche collaboratore al santuario di Santa Maria delle Grazie in Torre di Ruggiero, collaboratore parrocchiale a Montepaone Lido e amministratore della parrocchia di Santa Maria di Altavilla a Satriano.
Una notizia che ha avuto più risonanza sui giornali calabresi, che ben lo conoscono che su quelli campani, che lo conosceranno presto molto meglio. Scrive ad esempio Catanzaro Informa a proposito della sua nomina: “Don Mimmo Battaglia, Vescovo della Diocesi di Cerreto Sannita è abituato ad andare dove “Dio lo chiama”, quando anche il distacco umano dai luoghi e dalle persone sia più doloroso della felicità e soddisfazione per un risultato ottenuto. Accadde quando Monsignor Antonio Cantisani lo volle alla guida del Centro calabrese di solidarietà, al suo ritorno dall’Africa dove aveva deciso di tornare e dove era convinto che si sarebbe svolta tutta la sua vita sacerdotale. Accadde quando dopo qualche anno di guida alla parrocchia del Carmine, nel centro storico della città, fu chiamato ad altro incarico. Perché Don Mimmo Battaglia è al servizio di Dio e di quelle anime e di quelle vite che Dio gli mette sulla strada. Non importa se siano le ultime del mondo, se provengano dagli angoli sconosciuti e bui di una società cieca e sorda. Don Mimmo le raccoglie, le prende nelle sue mani e ne fa qualcosa di nuovo e meraviglioso. Certo non è sempre facile e non per tutti quelli che ha incontrato è andata così. Ma non c’è vita che abbia incrociato don Mimmo e che non abbia avuto l’opportunità di rinascere non da ventre materno ma da mani di uomo che l’hanno sfiorata e riaccarezzata”.
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Dopo la Calabria e il Sannio, dunque, a Battaglia tocca il difficile territorio di Napoli dove potrà proseguire le sue battaglie, per il lavoro e i diritti civili essenziali che per lui alle volte diventano merce di scambio per il potere e per i quali, a detta di chi lo conosce, si è sempre battuto con coraggio.
“Dobbiamo lavorare per il riscatto di questa terra e mettere al centro, sempre, le esigenze dei poveri e degli indifesi” aveva detto appena nominato a Cerreto Sannita. “Sarò con voi – le sue parole nel giorno dell’insediamento – contro le infiltrazioni e gli affaristi perché la Chiesa non deve aver paura di sporcarsi le mani se lotta e lavora per favorire la dignità di ogni uomo e ogni donna. Diremo no ai privilegi e si ad una chiesa che si apre, che si fa strada. Denunceremo le omissioni in difesa del bene comune”. E rivolgendosi ai politici locali presenti aveva aggiunto: “La politica è la promozione del bene comune, non serve a prendere poltrone”. E ancora “servono sogni, uomini e donne che vogliono rischiare e lavorare per un mondo più unito e giusto. La giustizia si costruisce sul rispetto dell’altro, non è una formalità e questo è anche il senso della parola legalità… Mai dare per carità quello alla gente spetta per giustizia”.
Insomma le premesse per una svolta più vicina agli ultimi ci sono tutte. Al nuovo capo della Chiesa di Napoli non si può che guardare con speranza.

Giornalista professionista. Ha iniziato la sua carriera a 20 anni, a Napoli, dove si è occupata di cultura e spettacoli per il Giornale di Napoli e il Tempo per poi emigrare a Roma, dove ha vissuto per quasi due decenni, lavorando nella carta stampata, in tv e sul web, con editori di tutte le aree politiche (da Mediaset alla web-tv di area pd, Sherpa-Tv). Negli ultimi anni capitolini ha ricoperto ruoli di capo ufficio stampa in diverse istituzioni (ministeri e parlamento). Ma nel 2014 è tornata a Napoli definitivamente: qui ha fondato l’associazione Identità Insorgenti con un gruppo di amici e colleghi storici, che editano questo giornale, per offrire un’altra narrazione del Sud.