Maradona, quattro anni fa l’ultima visita al suo amato Napoli

Sono le 16:15 del 18 gennaio 2017. Diego Armando Maradona varca le porte del Centro Tecnico di Castelvolturno per fare visita al suo amato Napoli.
Il Pibe de Oro era in Città già da qualche giorno per la prima del suo ‘Tre volte Dieci‘, lo spettacolo andato in scena due giorni prima al San Carlo in occasione del trentennale dalla vittoria del primo Scudetto del Napoli. In teatro, Diego fece registrare il tutto esaurito. Tra il pubblico festante accorso per lui ci fu anche il Napoli al completo. Giocatori, staff tecnico, dirigenti. L’intero club azzurro si mobilitò per rendere omaggio al ritorno del Re sul suo trono.
Una vigilia speciale
Quarantott’ore dopo, le parti si invertono.
Quando Diego arriva a Castel Volturno, la squadra è in campo per l’allenamento pomeridiano. Gli Azzurri, allora guidati da Maurizio Sarri, occupano il terzo posto in classifica e sono reduci da ben sette vittorie negli ultimi otto incontri stagionali. E, all’orizzonte, c’è la delicata sfida di San Siro contro il Milan di Vincenzo Montella, quarto in graduatoria a un solo punto di distacco dal Napoli.
Quella contro i rossoneri è stata la partita caratterizzante del settennato napoletano di Maradona. In sedici incontri giocati contro il Diavolo, Diego ha segnato sette gol. Più del Milan, al suo cospetto, solo l’Udinese ha dovuto patire di più (9 gol subiti).
All’arrivo del Pibe, il Napoli interrompe subito la seduta per lasciarsi andare all’incontro con la sua Storia.
Maradona, idolo di intere generazioni di di calciatori
In pochissimi istanti, l’euforia la fa da padrone. Ad accogliere Diego c’è l’immancabile caffè di Tommaso Starace, lo storico magazziniere azzurro. Seguono abbracci, gesti d’affetto e una valanga di fotografie. In quel momento, per i calciatori del Napoli, è come tornare bambini. Davanti ai loro occhi hanno il loro idolo di sempre, quello con cui sono nati e cresciuti.
Tra i più emozionati c’è il Capitano, Marek Hamsik. Al tempo, lo slovacco non aveva ancora raggiunto e superato il record di gol in maglia azzurra di Maradona. Lo avrebbe fatto a dicembre di quello stesso anno, andando a segno nelle due gare consecutive giocate contro il Torino (rete numero 115) e la Sampdoria (sigillo numero 116). Hamsik, timido e in rispettoso imbarazzo verso la Leggenda, ha ricordato quel pomeriggio in una recente intervista rilasciata al Mattino nel giorno in cui Diego ci ha lasciati.
“Era unico, eccezionale. Lo incontrai e gli strinsi la mano con timidezza. Era un gigante”.
Quando Marek lo raggiunse in cima alla classifica all-time dei marcatori del Napoli, volle omaggiare Maradona con la maglia indossata in quella circostanza.
“Decisi che la cosa più giusta da fare era mandargli la maglietta con cui avevo battuto il suo record. Potevo tenerla per me, perché era comunque un traguardo di cui andavo fiero, ma pensai che era giusto andasse a lui. Anche perché era un vero onore mettere il mio nome al suo fianco”.
The last dance
Quell’occasione fu l’ultima volta di Maradona in visita al suo amato Napoli. In quella circostanza, il presidente De Laurentiis invitò il campione argentino a seguire la squadra a Madrid, dove poco meno di un mese dopo avrebbe disputato la gara d’andata degli ottavi di finale di Champions League contro il Real.
Diego accettò e raggiunse la squadra nella capitale spagnola, dipingendo un altro iconico momento di amore e unione tra i colori azzurri e il più forte calciatore di tutti i tempi.
Antonio Guarino
Laureato in Economia, in esilio a Milano. Classe 1990, venuto al mondo diciassette giorni prima del secondo Scudetto del Napoli. Tifoso appassionato e passionale degli Azzurri da quando a 5 anni, allettato per la varicella, mio padre e mia madre ben pensarono di farmi trascorrere quella convalescenza in compagnia delle videocassette di Maradona raccontate da Salvatore Biazzo, Luigi Necco e Italo Kuhne. Nella grande famiglia di Identità Insorgenti dal 2015, per cui scrivo e racconto le emozioni a tutto tondo del mondo calcistico partenopeo.