Marek Hamsik, l’assenza è presenza

Il Napoli, e la Serie A, senza Hamsik si sono materializzate senza che noi quasi ce ne rendessimo conto.
Il momento giusto in cui passare il testimone si era semplicemente palesato. E Marek non fece altro che interpretarlo e coglierlo.
The last dance
Il tutto risale esattamente a due anni fa, quando Hamsik giocó contro la Sampdoria la sua ultima partita italiana e con la maglia del Napoli.
Marek rimase in campo 74 minuti, sfoderando uno splendido lancio per Callejon sul gol del vantaggio azzurro di Milik. Fu la perla di congedo di un parabola scintillante. Una sorta di ultimo ballo giunto a distanza di dodici anni dalla prima gioia regalata alla platea. A fare da sparring partner, anche allora, ci fu la Sampdoria.
Icona epocale
Parlare del centrocampista slovacco equivale a discutere di uno dei calciatori più influenti e decisivi che abbia attraversato i campi italiani ed europei (almeno) negli ultimi due lustri.
In Serie A, e con riguardo al solo decennio 2010-2019, il Capitano azzurro è stato il calciatore coinvolto nel maggior numero di reti (143, di cui 74 gol e 69 assist), nonché quello capace di creare il più alto quantitativo di occasioni da gol (615).
Allargando il raggio di osservazione all’intero trascorso di Marekiaro a Napoli e in Italia, il bottino sale a 100 marcature messe a referto e a 79 passaggi vincenti serviti.
Nostalgia, maledetta nostalgia
Cifre da capogiro, perlopiù perché raccolte da un giocatore che, di mestiere, ha sempre fatto il centrocampista. Un ruolo nevralgico nel calcio moderno, che Hamsik per primo, tra i calciatori ‘totali’ del proprio genere, ha saputo interpretare e far evolvere con la maestosità propria dei grandi campioni.
Un leader silenzioso, un campione fuori dagli schemi prestabiliti del mainstream. Appassionato, educato, generoso, carismatico.
Di quelli che, quando c’erano, avremmo dovuto goderceli fino in fondo. Di quelli che, ora che son lontani, mancano come allo stadio manca la sua Curva.
Antonio Guarino
Laureato in Economia, in esilio a Milano. Classe 1990, venuto al mondo diciassette giorni prima del secondo Scudetto del Napoli. Tifoso appassionato e passionale degli Azzurri da quando a 5 anni, allettato per la varicella, mio padre e mia madre ben pensarono di farmi trascorrere quella convalescenza in compagnia delle videocassette di Maradona raccontate da Salvatore Biazzo, Luigi Necco e Italo Kuhne. Nella grande famiglia di Identità Insorgenti dal 2015, per cui scrivo e racconto le emozioni a tutto tondo del mondo calcistico partenopeo.